INTERVIEW WITH AIN SOPH, WINTER 2002.

«Non mi toccano, le idee? Sì, invece, mi toccano terribilmente. Le idee degli uomini: magnifici dèi usciti dalle vene di costoro, vapori di sangue.»(1)

A circa dieci anni dall'ultima fatica discografica gli Ain Soph sono tornati con il disco Ottobre.
Chi scrive (e si ricorda che chi scrive parla per sé e non rappresenta niente e nessuno…) ha apprezzato molto l'ultima opera del gruppo romano. Davvero un disco maturo, intelligente, intrigante, tagliente. Pare evocare lo strano universo di quell'estrema propaggine europea che ha ospitato - e ospita tutt'ora - il mondo tradizionale e quello della sovversione rivoluzionaria. L'anima della Russia sembra inquieta, sembra non trovar pace nel suo incessante desiderio di idealità.
Se non temessi accostamenti arditi direi che Ottobre potrebbe essere lo sfondo musicale della novella L'agente doppio scritta da Pierre Drieu La Rochelle, anch'egli anima inquieta del Novecento.
Nel racconto dell'autore francese una spia russa si trova tra i rivoluzionari comunisti e un'oscura setta zarista. Tradisce gli uni con gli altri, e viceversa. «Non tradisce per denaro, per paura, per scambio di favori. Ma per vocazione: per una sorta di inusitata vocazione.» (…) «Nessun idealismo condiziona la scelta dell'agente russo, nessuna bandiera di colore opposto, ma il fastidio verso ogni tipo di "colore", tinto com'è da una fantasia per ceto medio, sintomo del suo sciatto negligente vizio di esigere, sopra tutto, la classificazione.»(2) Con il suo comportamento il protagonista del racconto sembra quasi desiderare la purezza di quelle idee pure che non si possono dire con le parole.
«Qui, nessuno che emanasse fascino, ma agiva quella potenza immediata che scaturisce da una cerchia d'uomini in raccoglimento: una percezione che ha sempre fatto presa su di me. Quando alcuni uomini guardano insieme un punto nello spazio, fissano qualcosa, si impadronisce di me un turbamento irresistibile. Il sangue mi sale alla testa: dissolve, cancella l'indifferenza che mi è connaturata. All'istante sono conquistato dalla loro gioia.»(3)
Ma torniamo al disco degli Ain Soph. Se tanto mi sono piaciute le suggestioni di testi e musica, la potenza evocata tra sperimentazione e solennità, la schietta e immediata leggerezza cantautorale, non posso dire altrettanto dello scritto che troviamo all'interno del cd. Il voler spiegare la propria opera è una tentazione umana che andrebbe evitata. Quando poi si vuole inquadrare il proprio lavoro in una prospettiva di risentimento ideologico si finisce per mediare con la pratica ciò che dovrebbe rimanere immediato.
Attraverso parte delle domande qui proposte è stato tentato un approfondimento di alcuni temi legati a quello scritto, ma rimarrebbe ancora molto da analizzare. Questo non è il luogo per farlo. Lasciamo dunque alle riflessioni personali del lettore la cura di altre eventuali domande. Indichiamo solo alcuni spunti sorti dalle risposte che leggerete: il concetto di esoterismo e di elitismo; i rapporti tra Mistica Ebraica e Giudaismo; il nesso relazionale tra Tradizione e politica; il concetto di azione pura e il suo inscindibile legame con quello di necessità; i limiti di fede e ragione nell'atto umano della "scelta" di un ideale; i concetti di idea, ideologia, religione, religiosità, e lo stagliarsi in queste parole di quelle potenze trascendenti che non possono essere dette.
 
 

1. Da molti anni ormai siete attivi. Il Vostro percorso artistico ha attraversato differenti momenti: da quello profondamente esoterico, alla proposta di un folk cantautorale. Potete descrivere in breve le varie tappe della Vostra carriera?

Una naturale evoluzione di interessi e studi nell’ambito dell’esoterismo e della ricerca spirituale, i nostri lavori musicali non sono fini a se stessi, ma ognuno rispecchia la nostra crescita Etica e Occultistica nel seguire la via dell’opera dell’Ars Regia.
 

2. Cosa Vi ha lasciato tutto questo tempo di "militanza" in un campo artistico così marginale?

Non è mai stato nostro interesse creare musica per il grande pubblico, i nostri primi lavori nascevano per un esigenza personale per uso privato, si deve solo al caso che in quel periodo la Nekrophile Rekords entrò in possesso di un nostro nastro e ne chiese due pezzi per una delle prime compilation Industrial/Esoteric dell’epoca, e il nostro nome iniziò a girare fuori dall’area privata dove era relegato.
Ancora adesso la musica che Ain Soph crea è una musica per gli Ain Soph, se poi altri che l’ascoltano ci si riconoscono o trovano affinità con il loro spirito e pensiero, non può che farci piacere.
 

3. L'esoterismo e la magia sembrano da sempre affascinare l'uomo. Se posso chiederVelo: cosa rappresentano per Voi le dottrine esoteriche? Pensate possano essere ben trasposte in musica?

Le dottrine esoteriche sono solo un modo per prendere coscienza della nostra caducità e porvi finalmente fine. Una serie di pratiche per porre una distanza tra noi e il mondo dei deboli e degli idioti.
 

4. Posso chiederVi la ragione del Vostro nome? Nella Kabbalah Ain Soph («Assenza di limiti») rappresenta il secondo Velo del Negativo, supporto per la manifestazione dell'«Assenza», principio primo del Tutto. Cosa vi ha spinto verso tale scelta? Avversione per i limiti o amore per il Nulla? O altro?

Era un nome come un altro e suonava bene. Inoltre siamo sempre stati affascinati dalla mistica ebraica anche se non condividiamo la politica guerrafondaia del governo di Israele in special modo contro i Palestinesi.
 

5. Con il bel disco Aurora avete affrontato il mondo della Tradizione. Ma quanto, secondo Voi, i fascismi possono considerarsi una manifestazione della Tradizione?

Secondo noi il Fascismo come altri movimenti politici molto poco, la tradizione è una questione di alta spiritualità e poco c'entra con le forme corrotte e materialiste della politica.
 

6. Mi ero prefigurato il disco Ottobre come un elogio al concetto di atto incondizionato, azione pura, l'azione che vuole se stessa. Come in Aurora si parlava di devozione verso una certa idea, così pensavo qui si esaltasse la coerenza verso una diversa idea (e le idee non sono mai sbagliate, ma presentano gradi diversi di perfezione: vige una gerarchia nel mondo ideale…). Invece Ottobre sembra più una critica al comunismo, unita all'amore per quanto di tradizionale esisteva in Russia. Dunque un lavoro più "politico" che "estetico"…

E’ vero! E’ un lavoro molto “politico” e quindi pericoloso… Diciamolo con chiarezza: OTTOBRE è principalmente contro i nostalgici illusi che per paura dei propri fallimenti ancora vanno in giro con le bandiere rosse, inneggiando ad una esperienza brutale che ha portato solo morte e distruzione tra il popolo e i lavoratori. Ottobre è un lavoro che parla di verità scomode… una verità sbattuta in faccia a tutti quelli che ancora credono alle favole di qualunque colore siano.
 

7. Mito politico - mito religioso. Nello scritto che introduce il Vostro nuovo lavoro affermate di non comprendere «il meccanismo interiore» che porta l'uomo ad assumere un mito politico come se fosse una religione. Ma sempre di Mito si tratta. Di Idea-Forma, Idea-Forza che chiama a sé l'uomo informandone la stessa vita. L'uno (il mito religioso) attiene alla sfera della idea, l'altro (il mito politico) è ascrivibile all'ambito della ideologia. Quindi esiste senza dubbio una differenza ontologica fra i due, ma essi sono entrambi ideali.

Della religione critichiamo la “fede” aprioristica… ma in campo religioso la fede si può comprendere: NON in campo politico. Qui la fede, l’illusione devono essere tenute a distanza. Un'idea politica è (dovrebbe essere) frutto di un ragionamento approfondito… ma una scelta di campo basata sulla fede è ridicola…
 

8. Non pensate invece che la "debolezza" (che poi in un epoca di decadenza si trasforma in forza) del comunismo nasca dalla sua intima natura: il materialismo?

Certo.
 

9. Lo scritto introduttivo si chiude con la sorprendente, per non dire sconcertante, proposizione: «Smettere d'essere credenti per cominciare ad essere uomini». Ma non è forse il credente colui che possiede la vita nel suo senso più alto? Non è la Fede, la devozione verso ciò che giace al di là della realtà finita, a donare all'uomo una vita che sia più che vita?

Non riteniamo che il senso più alto della vita risieda nella fede e nella credenza. Anzi: pensiamo che fede e credenze portino l’essere umano sempre più lontano dal suo scopo. L’azione scevra da ogni illusione, scopo e/o fine… qui per noi sta il segreto della più alta spiritualità.
 

10. Quali sono i Vostri progetti futuri? Avete già qualche nuovo proposito?

Per il momento ci riposiamo, ognuno di noi suona in un altro gruppo di genere differente dagli Ain Soph e poi abbiamo altri 10 anni per pensare a un nuovo lavoro.
 

11. Qual è la Vostra opinione in merito ai concerti? Amate suonare dal vivo? Ricordo che nel 1998 suonaste con Blood Axis in quel di Roma: cosa ricordate di quell'evento?

Non abbiamo mai amato molto suonare dal vivo, prova ne è il fatto che dal 1984 a oggi abbiamo fatto solo 7 concerti, l’ultimo l’abbiamo tenuto il 21 Dicembre 2002 a Roma per la presentazione del nuovo album Ottobre.
Quello di Blood Axis è un bellissimo ricordo, dovevano suonare a Roma e ci chiesero se potevamo fargli l’onore di suonare nella loro serata, pensate la sorpresa, noi eravamo dei loro ammiratori e quindi l’onore e il piacere di aprire quella sera il loro concerto fu tutto nostro.
 

12. L'intervista è finita. Vi ringrazio per aver risposto alle mie domande. Gradite aggiungere altro?

No!, solo vogliamo ringraziare voi per l’intervista, ringraziare la rivista di musica indipendente Rockerilla che ci ha messo al numero 10 della loro classifica personale dei migliori 20 dischi del 2002 e naturalmente salutare tutti.
 

Ain Soph : Ezov , Spectrae, Frater Vitriol
 
 
 
 

Desidero chiudere la presentazione di questa intervista con la seguente citazione "finale":
«È così che se inteso come una rivolta contro la tirannide economica, contro lo stato di cose in cui non l'individuo ma la quantità di oro, il capitale comanda; in cui la preoccupazione per le condizioni materiali dell'esistenza assorbe tutta l'esistenza; se inteso come la ricerca di un equilibrio economico, sulla base del quale abbiano modo di liberarsi e di svilupparsi forme diverse di vita non più riducibili al piano materiale, se inteso a questa stregua, ma a questa soltanto, potremmo riconoscere persino nel socialismo e nello stesso comunismo una funzione necessaria e un avvenire.»(4)
 
 
 

NOTE

(1) PIERRE DRIEU LA ROCHELLE, L'agente doppio, Edizioni di Ar, Padova 2002, p. 15.
(2) ANNA K. VALERIO, «Coniunctio oppositorum», in: PIERRE DRIEU LA ROCHELLE, op. cit., p. 75
(3) PIERRE DRIEU LA ROCHELLE, op. cit., p. 15.
(4) JULIUS EVOLA, Imperialismo Pagano, Edizioni di Ar, Padova 1996, pp. 75-76.
 
 

interview by E. Dellanotte