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Invano l'Occidente cerca per sé una forma di agonia degna del proprio passato.

Emil Cioran

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Ostara - Scandiano 27.03.2004

Quando la primavera chiama: ci sono determinati periodi dell'anno in cui, dopo mesi di desolante attesa e trepidazione, le occasioni di lasciare il borgo natio alla volta di concerti, festival ed eventi affini si moltiplicano a dismisura in un lasso di tempo che dire esiguo è dire poco. Da parte nostra, a dispetto dell'ampio ventaglio di occasioni offerteci dal fiorire della primavera, abbiamo puntato praticamente da subito sull'evento live organizzato a Scandiano (RE) in compagnia degli Ostara ed una nutrita schiera di amici giunti da tutto lo Stivale per assistere ad una serata tanto unica quanto, giustamente, memorabile.

Scandiano: piccola cittadina persa tra le campagne dell'Emilia. Borgo silente dove quattro case, una piazza, una chiesa (e una discoteca), si offrono quale pacifica cornice all'evento prossimo venturo.
Arriviamo in macchina verso le prime ore del pomeriggio e dopo aver preso possesso della nostra stanza d'albergo attendiamo un mezz'oretta scarsa prima di incontrare i primi fedeli giunti dalle Marche.
A breve, quasi fosse una sorta di processione, giungono uno dietro l'altro tutti gli amici e compagni d?armi intervenuti per l'evento. Dopo una salutare incursione nella stanza d'albergo del Wertham e dolce consorte, dopo le prime foto di rito (prime, di una lunghissima serie), dopo qualche aperitivo e qualche promo targato Code666 (vi piacciono i Placebo? Beh, allora c'è un side-project dei Puissance che potrebbe piacervi non poco), finalmente incontriamo i tanto attesi protagonisti della serata.
Non vedevo Richard dalla lontana estate dell'anno 2000 di nostro Signore. All'epoca "Secret homeland" era ancora bello fresco di stampa, Ostara stava muovendo i suoi primissimi passi mentre nel repertorio live del gruppo c'era ancora un evidente strascico ereditato dal progetto Strength Through Joy. Ricordo ancora l'ottima impressione avuta dalla bella chiacchierata in compagnia di Leviathan, subito dopo il mezzo disastro del "Treppen festival". Ironia della sorte, fu proprio la forza d'animo e volontà di ferro con cui il gruppo si esibì quella notte, nonostante gli evidenti limiti imposti dai soliti noti, a convincermi in maniera definitiva sulla validità del nuovo progetto e, soprattutto, sulla purezza d'intenti delle persone coinvolte in esso. Richard non sembra essere cambiato di una virgola: gentilissimo, ricco di umanità e spinto da un'inesauribile voglia di scoprire, conoscere, sapere... Potrei passare le notti a chiacchierare con lui, ma già le poche ore spese assieme questo week-end (grazie Monica, come avremmo fatto senza di te?), mi regaleranno memorie splendide ed indelebili.
Le ultime ore prima del concerto vengono debitamente spese in compagnia di tutta la squadra intervenuta per l'evento. Gli argomenti scorrono come un fiume in piena, non credo siamo mai stati così numerosi, tutti assieme in un sol colpo: che si parli di fumetti o musica industriale, di vecchi film o politiche del mercato discografico, di ombre islamiche oppure copisterie a buon mercato, riusciamo comunque a sintonizzarci lungo una sola grande linea d'onda, un gioioso pellegrinaggio di luce lungo una nuova via dell'ambra e della seta.

Al "Corallo": Cena piuttosto particolare (la tavolata farebbe quasi pensare ad un matrimonio), locale di buon gusto (vuoi mettere con certi scantinati a cui, triste a dirlo ma è così, abbiamo ormai fatto il callo?), bella gente e colpi di flash a tradimento. Dopo i miei soliti cinque minuti di dolore fisico tutto personale riprendo vita e faccio partire il timer per il conto alla rovescia: siamo ormai in zona concerto, e così sia.
La discoteca/balera/ristorante che ospita l'evento si presenta in maniera ottimale, c'è una buona atmosfera, misto frutta di serena professionalità. Non mancano alcuni stand di dischi (tutta roba dark, lasciamo stare dai...), molti volti conosciuti e la solita atmosfera ciarliera coltivata alla penombra di un palco sul quale fervono i preparativi per l'ora X.

"La verità ti renderà libero?": passata una breve parentesi d'ambiente industriale che accoglie l'arrivo del gruppo sul palco ecco che Richard apre la serata nelle vesti di quel "Proud black templar" evocato in maniera livida e suggestiva grazie ai battiti marziali di Tim Desmo e la chitarra (elettrica) di Stu Mason. Cominciamo bene, e non siamo neanche a metà dell'opera.
Il fatto che Richard sia un liberale (forse il più liberale di tutta la parrocchia identitaria) fa si che i suoi giovani collaboratori possano permettersi il lusso di scambiare un concerto pro-Ultima Thule per una serata di tributo ai Linkin Park. In definitiva la cosa giova alla spontaneità dello spettacolo e finisce per piacere anche a chi (come il sottoscritto) il fascino della "tenuta da battaglia" lo sente, lo vive e lo richiede. Eccome.
La favola pop esplode a pieno regime alimentata da percussioni e schitarrate d'impatto e dal sapore vagamente epico mentre alle spalle del gruppo vengono proiettate una serie di suggestive immagini a rallentatore che ben aderiscono alla visione di Imperium del nostro Leviathan.
All'interno della scaletta c'è spazio per buona parte della trilogia prodotta a cavallo tra il 2000 ed il 2003, senza contare qualche piacevole diversivo, come la versione rock-oriented dell'inedita "Compassion (from above)" o l'allegro siparietto per sbandieratori con il quale Richard accompagna l'esecuzione della killer song "Bavaria". Non c'è nulla da fare: Ostara, sì ha cambiato pelle, ma il vizio (grazie al Cielo) non è andato perso, tutt'altro.
La fase conclusiva dello spettacolo ci porta la gradita invasione palco di Marco Deplano che assieme alla squadra di Ostara ci regala una buona manciata di chiodi e lacrime formato Foresta di Ferro. Tutto dura fin troppo poco (il locale purtroppo sembra avere ben altre priorità) e così, dopo due gemme del calibro di "Oak leaf" e "On the marble cliffs" (da brivido), le arie malinconiche di "Seppelliscimi in piedi" accompagnano l'uscita dei nostri mentre già scalpitano i ragazzini intervenuti esclusivamente per il dopo concerto.

Tutto è bene?: evento promosso a pieni voti. Il resto della serata viene bruciato velocemente in compagnia di tutti gli amici intervenuti, mentre il locale è ormai preda di folle di adolescenti e relativa fauna di contorno. Ultime battute, ultime foto, ultimi saluti: è finita, quasi.
L'indomani spendiamo quel che resta della mattinata domenicale e relativo pomeriggio in compagnia di Marco, Monica e il nostro trio di forestieri. Tra un buon gelato e qualche karaoke improvvisato (Manowar über alles) le ore volano, letteralmente. Ed anche questa volta abbiamo fatto centro, senza se e senza ma.
Alla prossima.

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M. Ribaric

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